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sabato 3 ottobre 2015
Il carbone in Sardegna (2)
Il bacino carbonifero sardo vivacchiò lungo tutti gli anni Venti e parte degli anni Trenta. A risollevarne le sorti intervenne la Seconda Guerra Mondiale e i progetti e le speranze imperiali del Duce Mussolini (su questa coincidenza, sviluppo settore carbonifero sardo - guerra, bisognerebbe pur riflettere). Sul carbone sardo il regime fascista investì molto, sia in termini monetari che in termini di aspettative di indipendenza energetica. Fondò una città del tutto nuova, Carbonia, un nuovo porto a Sant'Antioco, una nuova società, la Società Mineraria Carbonifera Sarda(S.M.C.S.) che faceva capo alla Azienda Carboni Italiani (A.Ca.I), aprì nuove miniere (quella di Serbariu era la più importante).
Le speranze del regime si infransero contro i cannoni e i carri armati degli eserciti alleati e, purtroppo per la Sardegna, insieme a loro si infransero anche le speranze che i Sardi avevano riposto nel bacino carbonifero sardo.
(tratto dal sito www.minieredisardegna.it)
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