venerdì 18 settembre 2015

Il carbone in Sardegna (1)

Da questo post iniziero` a parlarvi della storia del Carbone nell`isola della Sardegna.




Le prime notizie del ritrovamento del carbone risalgono al 1834 quando il generale piemontese Alberto La Marmora racconta di un frammento di arenaria «al quale era aderente una sostanza nera carboniosa» ritrovato da lui lungo la strada che da Iglesias conduce a Gonnesa.

La storia del carbone del Sulcis è una snervante serie di tenaci speranze deluse riguardo le potenzialità di una impresa economica basata sul carbone. Queste speranze hanno nel tempo assunto varie forme.

La speranza poteva essere individuale, come quelle del commerciante genovese Ubaldo Millo, che negli anni Cinquanta dell'Ottocento progettava di vendere il carbone del Sulcis alle imprese minerarie dell'Iglesiente, alle ferrovie e ai piroscafi della nazione e alle piccole manifatture dell'isola.

O quella dell'ingegnere piemontese Anselmo Roux, che per circa trenta lunghi anni, sino alle soglie del Novecento, con tenacia e ostinazione, inseguì l'dea di legare le miniere di carbone del Sulcis alla nascente ferrovia della Sardegna e alla meccanizzazione delle maggiori miniere sarde.

O quella più concreta, informata e avveduta dell'avvocato aretino Ferruccio Sorcinelli che, nei primi decenni del Novecento, per primo progettava di legare i destini del carbone sulcitano (e della sua impresa) alla nascente industria della produzione elettrica sarda. Sembrava l'idea vincente. Sorcinelli era molto informato sulle strategie di investimento delle grandi banche nazionali nello sviluppo del settore elettrico sardo. Per circa una quindicina d'anni tutto andò a gonfie vele, complice soprattutto la Prima Guerra Mondiale. La pacchia finì negli anni Venti, nel momento in cui le società elettriche decisero di sostituire il carbone con l'acqua dei grandi laghi artificiali che in quegli anni si andavano progettando e realizzando.


Continua.....

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